12 settembre 2006
Ieri mi faceva strano raccontarvi la mia giornata.
Perché è stata una giornata strana, l'11 settembre.
Barcellona non è Madrid, gli attacchi dell'11 marzo erano nella Capitale e non da noi, ma tutta la Spagna sa - ovviamente molto ma molto di più che l'Italia - che cosa vuol dire essere attaccati dal terrorismo. Che cosa vuol dire pensare che sia un giorno qualunque e invece veder trasformato il normale incedere dei minuti in una devstazione totale. Che cosa vuol dire pensare di andare a lavorare e invece trovarsi saltati per aria.
Ecco, ieri qui in ufficio c'era uno strano silenzio, sguardi bassi, tensione nell'aria.
Si riviveva la tragedia dell'11 settembre 2001.
La tragedia dell'11 marzo 2004.
La tragedia del 7 luglio 2005.
Con una speranza, una silenziosa speranza: che non ci siano altri anniversari in cui dover commemorare morti innocenti.
Ecco, in una giornata come quella di ieri, mi sono fatto la domanda più semplice e banale del mondo: ma io, io, cosa posso fare? Una risposta, per ora, non so darmela...
Claudio
3 Comments:
Un suggerimento io ce l'ho: www.peacefultomorrows.org è un sito su cui si trova molto materiale, utile se non altro per cominciare a riflettere. Ciao
08:08
tu puoi non avere paura...a che serve averla? è un mondo senza speranza, il terrorismo è una guerra sporca, che si nasconde, che ti colpisce quando sei disarmato, ma te lo aspetti! io direi via dall'irak! via gli americani dal mondo 1 buona volta!
08:53
Penso che in fatto di terrorismo l'Italia ne sappia quanto, se non di più della Spagna; Ti dice niente la stazione di Bologna, o Piazza Fontana a Milano?!?!? Cosa ancora peggiore, in quelle situazioni, probabilmente chi ha attaccato era il nostro vicino di casa, una persona che conoscevamo... Concordo con il significato del tuo messaggio ma sono stufo di sentire che gli altri sanno di cosa si parla, mentre noi italiani siamo, come dire, "anonimi".
09:48
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