Il blog della prima Community dei "Milleuristi & (S)Contenti"

28 luglio 2008

In caduta libera (in cerca di uno schianto)

Mi perdoneranno i Subsonica se prendo in prestito da "Tutti I Miei Sbagli" l'ispirazione per il titolo di questo post, ma non riesco davvero a trovare parole più azzeccate per descrivere quello che sta succedendo - fuori da ogni logica e da ogni controllo - nel delirante panorama del mondo del lavoro in Italia.
L'ennesima doccia (fredda) di benzina sul fuoco arriva dalla così ribattezzata "Norma Anti-Precari", un emendamento del Governo inserito nella Manovra Finanziaria (e già approvato dalla Commissione Bilancio della Camera) che prevede che tutte le aziende che hanno dei contenziosi aperti con dei loro dipendenti para-subordinati a causa di comprovate irregolarità nell'applicazione del contratto non debbano più assumere quei dipendenti a tempo indeterminato ma semplicemente pagare loro un'ammenda da 2 a 6 mensilità.
Il che significa: niente stabilizzazione, e la beffa di essere ufficialmente riconosciuti vittime di un danno senza che ai diretti responsabili venga pressoché torto un capello per fare loro espiare la propria colpa.

In effetti, a ben vedere, dopo i condoni per i carcerati e l'immunità per i parlamentari, mancava giusto l'estensione della non punibilità alle aziende per completare lo sconcertante quadro clinico in cui versa la Giustizia nel nostro Paese.
Ma a questo punto, mentre i Politici fanno a gara a scaricarsi la responsabilità della diabolica pensata, la domanda è un'altra: cosa decideremo di fare noi di fronte a un provvedimento che rende formalmente legale (a meno di una multa irrisoria) la speculazione sui contratti atipici?
O meglio: cos'altro possiamo ancora fare con le nostre sole forze - visto che conosciamo ormai bene l'appoggio che ci è venuto in questi ultimi 3 anni da Sindacati e Istituzioni - già sapendo (le esperienze passate insegnano) che non basta neppure scendere in piazza in centinaia di migliaia per essere minimamente ascoltati e tutelati?

Ormai la linea di confine che separa l'incazzatura furiosa dalla rassegnazione forzata sta diventando sempre più impalpabile. E se è vero che un "Vaffanculo!" non serve a cambiare le cose, forse una bomba atomica, un'esplosione nucleare, una catastrofe atmosferica, una picchiata sempre più vertiginosa che serva a fare a pezzi questa Italia di merda per permettere quantomeno a chi verrà dopo di noi (che tanto ormai noi "i migliori anni della nostra vita" ce li siamo già bell'e che giocati) di rinascere dalle ceneri, beh: forse sì che potrebbe servire a qualcosa...

Claudio

21 luglio 2008

La mezzanotte del Mezzogiorno

Giornali e telegiornali non ne parlano spesso (quantomeno non così spesso come dovrebbero), ma i problemi che affliggono i giovani del Sud Italia sono tutt'altro che una questione marginale rispetto a quelli che affliggono i giovani del resto del Paese. Anzi, rimangono uno dei punti nevralgici del nostro intero sistema economico e sociale, e se già sul Nord il sole ha iniziato a tramontare da un pezzo, sul Sud è ormai sempre più notte fonda.

Per portare in superficie ciò che molti vorrebbero insabbiare, proprio in questi giorni una ragazza della Basilicata, Claudia Roccanova, ha indirizzato ai Ministeri preposti una lettera aperta di denuncia supportata dal sito We Must Act.
Scrive Claudia:

[...] Accade, purtroppo, che non c’è lavoro per l’80% della popolazione in età lavorativa, l’altro 20% lavora in strutture pubbliche o è iscritto ad un ordine professionale oppure tenta l’impresa del lavoratore autonomo.
Quindi se non riusciamo a svolgere anche noi una delle professioni sopra elencate, abbiamo due opzioni: l’agricoltore oppure il migrante.
Ora, fare l’agricoltore con la crisi che ha questo settore in Italia vuol dire regalare se stessi ad una banca (scegliete voi quale), visti i prezzi ridicoli che percepiscono i produttori ortofrutticoli.

Allora, che fare?? La maggior parte opta per la valigia (non più di cartone).

Così iniziamo a girare l’Italia, su segnalazione di amici e parenti che lo hanno fatto prima di noi (essere lucano vuol dire che se sei lontano da casa un corregionale ti accoglie sempre a braccia aperte, nasce subito un moto di solidarietà nei tuoi confronti lucano emigrato delle ultime 48 ore) li raggiungiamo perché dove lavorano c’è una possibilità di lavoro, oppure ci ospitano affinché non lo troviamo. [...]

Segue la ormai drammatica sequenza di difficoltà a trovare un appartamento, a trovare un lavoro, a trovare intorno a sé riferimenti e, soprattutto, legalità.
Per questo Claudia ha attivato anche una petizione allo scopo di denunciare in prima persona - «mettendoci la faccia» - queste e altre tipologie di ferite aperte del Mezzogiorno, perché quello di creare un fronte comune è il primo passo (condizione necessaria, anche se purtroppo non sufficiente) per non lasciare che la situazione precipiti ulteriormente.

Rossella

- Per leggere il testo integrale della lettera/denuncia di Claudia clicca qui
- Per aderire alla petizione, manda una mail con il tuo nome, cognome, data di nascita, professione e comune di residenza a info@wemustact.org
- Per contattare Claudia, manda una mail a hitana2004@hotmail.it

15 luglio 2008

In Rete... ma non come pesci

Molto spesso, parlando con amici e colleghi dei problemi che investono e affliggono la nostra Generazione, emerge con preoccupante frequenza la mancanza di coesione interna, di impegno collettivo, di punti di riferimento che diano un ordine - e soprattutto un obiettivo comune - a una "massa critica" di per sé enorme (quasi 4 milioni di giovani) ma priva di un suo autentico spirito sociale. E altrettanto spesso capita di domandarsi chi o cosa possa aiutarci a sviluppare questo spirito... Non le Istituzioni, che nella migliore delle ipotesi ci ignorano e nella peggiore ci boicottano. Non la Politica, dove la "questione generazionale" è ancora sommersa sotto tonnellate di pseudo-ideologie di partito che non spostano di una virgola l'asse anagrafica del Paese.

Dunque, se non sono le Istituzioni e non è la Politica, cosa può essere?
E' abbastanza semplice: è la Rete. Internet. Il Web. Perché se è vero che non è una "soluzione", è vero anche però che è quantomeno uno "strumento", forse l'unico a nostro appannaggio in cui (per ora?) non abbiamo da temere invasioni di campo della casta geriatrica imperante.
E' grazie alla Rete, per esempio, che l'Italia Dei Valori ha richiamato 2.000 persone da tutta Italia al suo 1° Forum Giovani a Bellaria lo scorso weekend, a riprova del fatto che Internet non crea solamente "mostri smanettoni alienati" ma, al contrario, aggrega quanto e più di qualsiasi gruppo e qualsiasi comunità 'tradizionale'.
Sul web ogni singolo contatto ne genera altre decine, centinaia, forse migliaia. Per sensibilizzare, denunciare o, più semplicemente, comunicare. L'importante è non perdere la voglia di crederci, o quantomeno di provarci.

Alessio

PS: proprio a tale proposito, segnaliamo l'apertura di un nuovo blog dal titolo (eloquente, evocativo e quantomai azzeccato) Desperate Italians. E' attivo da pochi giorni, e ha l'enorme pregio di essere in lingua inglese, per «fare Rete» su scala potenzialmente planetaria. Dove - paradossalmente - le sorti dell'Italia spesso interessano quasi più che agli stessi, "desperate italians"...

11 luglio 2008

Due pesi e due misure

Non che ci sia necessariamente qualcosa di male nel difendere a oltranza la classe "senior" rispetto a quella "junior" (di male, in fondo, c'è solo la presa di coscienza che perfino i topi sono più evoluti di noi, visto che in condizioni di emergenza si preoccupano di preservare gli esemplari più giovani e non certo i più vecchi), ma che l'Opinione Pubblica adotti sistematicamente due pesi e due misure quando si tratta di paragonare gli uni agli altri non è soltanto un sospetto dettato da malafede o irriverenza generazionale, bensì una consolidata e grottesca realtà.


Fa un incidente un anziano? Poverino, gli saranno sicuramente andati addosso.
Fa un incidente chiunque altro? E' un delinquente strafatto e ubriaco marcio.
Ti passa davanti in coda un anziano? Poverino, è giusto non farlo affaticare.
Ti passa davanti in coda chiunque altro? E' un cafone che non ha rispetto per gli altri.
Non paga il biglietto dell'autobus un anziano? Poverino, non ha i soldi per arrivare alla fine del mese.
Non paga il biglietto dell'autobus chiunque altro? E' un ladro come tutti quelli della sua età.

Una ennesima riprova di questo modo di pensare ce la fornisce Corriere.it di ieri, dove la soglia che delimita la percezione di questo modo di ragionare, a ben vedere, è anche piuttosto subliminale:

CAROVITA, BOOM DI ORTI IN CITTA'
Con un euro di semi 40 chili di pomodori. Quasi 600 appezzamenti regolari, ma dilagano le coltivazioni abusive degli immigrati


In bella vista, quindi, si legge testualmente che «dilagano le coltivazioni abusive degli immigrati».
Peccato, però, che nell'articolo ci sia invece scritto - ancorché diluito e sagacemente nascosto - «Gli anziani milanesi s'impadroniscono in modo più o meno legale di piccoli pezzi di terra per integrare la magra pensione (erosa dall'inflazione) e spendere di meno. Quanti sono? Diverse migliaia. Tra regolari e irregolari [...] Savio Soncini coltiva un orto da 20 anni. Fino a sei anni fa pagava l'affitto. Ora non più»

Cioè, riassumendo: non solo non si fa una grinza sul fatto che stiano proliferando le coltivazioni abusive perché i sedicenti "agricoltori" sono pensionati - al punto che, anzi, è quasi un motivo di orgoglio l'aver trovato questo simpatico escamotage per "risparmiare" -, ma si proietta perfino l'elemento di illegalità sugli immigrati per far presa sul lettore medio che oltre il titolo e il sottotitolo si sa benissimo che non va...

Allora mi chiedo (domanda #1): cosa succederebbe se, anziché pensionati, gli agricoltori abusivi fossero giovani precari? Naturalmente, finirebbero alla gogna perché chissà quali droghe allucinogene si vogliono coltivare, quegli sballati senzadio!
E mi chiedo (domanda #2): cosa succederebbe se, domani, un manipolo di giovani precari si vantasse - come i nostri arzilli anziani milanesi - di aver trovato il modo di risparmiare fregando la roba al supermercato?
Tanto, voglio dire: il principio è esattamente lo stesso...

Claudio

04 luglio 2008

Il caldo ti fa buono

Mentre la nostrana informazione "tradizionale" sembra catalizzata quasi esclusivamente da 3 argomenti fondamentali - il meteo, le (solite) leggi ad personam di Berlusconi e la schedatura dei bambini rom -, è attraverso la Rete che, fortunatamente, continua a rimanere vigile (e, se possibile, a propagarsi) l'attenzione ai temi del Lavoro, al di là delle semplicistiche teorie sulla "Produttività" emerse nelle settimane scorse.

E finalmente, ogni tanto, anche dal mondo del Lavoro arriva qualche buona notizia.
Una, per esempio, è che ci sono aziende che pagano i propri stagisti fino a 1000 euro netti al mese - tanto che viene quasi voglia di farsi prendere in stage lì anziché in co.co.pro. da qualche altra parte -. Ma non si tratta soltanto di 4 o 5 "mosche bianche", magari piccole imprese a conduzione familiare dove il luogo comune vorrebbe che ai lavoratori venissero sempre offerte condizioni migliori, no: si parla di colossi come la Magneti Marelli, la Kellogg's, la Alfa Romeo, Procter & Gamble, Philips, Nestlè, L'Oreal... In alcuni casi addirittura con buoni pasto o mensa inclusa.
La fonte è il blog della nostra amica Eleonora Voltolina La Repubblica Degli Stagisti, divenuto ormai il punto di riferimento per tutti gli stagisti d'Italia, che proprio in questi giorni ha festeggiato il raggiungimento 'storico' di quota 100 "buoni", ovvero coloro che

possano traghettare i giovani nel mondo del lavoro senza per forza sfruttarli. Un esempio di come la rotta possa essere cambiata, con un piccolo sforzo da parte di tutti: da parte dei giovani, che dovrebbero diventare un po' più coscienti del loro valore e cominciare a chiedere rimborsi spesa adeguati e a rifiutare stage gratuiti; e da parte delle aziende, che dovrebbero accettare di rinunciare a una piccola parte del proprio guadagno.

Già, «un piccolo sforzo da parte di tutti» che, come abbiamo sempre sostenuto, è la principale - se non l'unica, al momento - chiave di volta per provare a uscire dal guado che si è creato nel settore dell'occupazione in Italia.
E adesso sotto con i CV e le lettere di accompagnamento e... in bocca allo stage!

Alessio