Parole parole parole
Se ne parla (1).
Copertina sul Venerdì di Repubblica di ieri: «Avere trent'anni, in Italia». Ovvero: l'argomento del giorno (da qualche settimana) raccontato "un po' nel solito modo - demagogia, populismo, promozione di un paio di film al cinema - e un po' no", con un interessante confronto tra il nostro Paese e la Danimarca, terra che noi immaginiamo fredda e lontana e che, al contrario, per i giovani sembra un'autentica Eldorado di opportunità e garanzie.
L'importante, considerata la scottante gravità del problema, è ovviamente che si continui a parlarne: il modo, come sosteneva la buonanima di Oscar Wilde, passa in seconda istanza. Però su un dettaglio non si può fare a meno di rilevare un piccolo paradosso: molti dei giornali che con tanto ardore si occupano, a cicli lunari, di "noi gggiòvani" hanno redazioni di età media = 50 anni, non partecipano in alcun modo dei destini di "noi gggiòvani" (se non per ricordarci cosa succedeva invece ai loro tempi) e nella maggior parte dei casi affidano le dissertazioni su "noi gggiòvani" a firme che anagraficamente sono più vicini ai 100 che ai 30 (sul Venerdì viene addirittura riesumato un inedito di Enzo Biagi, tanto per capirci).
Ecco, la mia domanda è: se vi stanno tanto a cuore le sorti di "noi gggiòvani" - e il vostro non è un interesse speculativo assemblato per riempire una manciata di pagine con il diligente temino di circostanza -, perché non iniziate a far entrare più "gggiòvani" nelle vostre redazioni? Perché non iniziate a dare voce a "noi gggiòvani" facendoli scrivere e retribuendo il loro talento, anziché ritraendo sempre e solo la loro Sindrome di Calimero?
Se ne parla (2).
A questo proposito, non si può non essere d'accordo con le premesse del secondo V-Day di Beppe Grillo, svoltosi ieri a Torino davanti a 40mila persone. Di cui, per la verità, non si è parlato tantissimo. Figurarsi: non sia mai che i Giornalisti ammettano le loro colpe per lo stato disperante nel quale versa l'Informazione in Italia.
Però avrei una domanda anche in questo caso: perché, con tutte le risorse economiche e tutto il potere mediatico che ha, Beppe Grillo non prova a contribuire alla causa di un'Informazione più libera, indipendente e trasparente lanciando lui un progetto (un canale, un giornale, un qualcosa) con uno staff selezionato per merito attraverso un contest aperto a tutti su requisiti mirati? Visto che è così attento a quello che avviene sul mercato straniero, dovrebbe sapere che all'estero chi non si identifica in uno schema di massa - o semplicemente chi ha un'idea per risolvere un problema - prova a fondarne lui uno proprio. Lui è l'unico che per favorire un'Informazione più libera, indipendente e trasparente fa uscire un libro e/o un dvd da 20 euro ogni mese o fa spettacoli da 45 euro di biglietto. Punti di vista...
Se ne parla (3).
Qualora non lo sapesse già, per esempio, Beppe Grillo potrebbe scoprire che in America, nel 2005, Al Gore ha fondato Current Tv proprio per combattere la mancanza di partecipazione dei cittadini all'Informazione nazionale.
Come? Facendo realizzare a loro le notizie (servizi video da 7 minuti al massimo) e pagandole per mandarle in onda. L'8 maggio Current arriverà anche in Italia, sul canale 130 di Sky, e in Rete sta tenendo banco da qualche giorno il buzz intorno all'evento in programma lo stesso 8 maggio pomeriggio al teatro Ambra Jovinelli di Roma, dove lo stesso Al Gore in persona incontrerà Blogger e Internauti per presentare il suo progetto.
A me sembra un'occasione più unica che rara per trovarsi faccia a faccia con un Premio Nobel - per la Pace - che qualcosa in più che lanciare anatemi e proclami da un palco per moltiplicare il suo conto in banca l'ha fatto. Chi vuole partecipare all'incontro, aperto a tutti e con ingresso gratuito, non deve fare altro che accreditarsi qui compilando il modulo online. E chissà che l'Era 2.0 del Giornalismo italiano non arrivi proprio dall'America, una volta tanto...
Alessio