Odi et sparo
"E' colpa vostra, mi avete costretto" - ha scritto in un biglietto Cho Seung-Hui, lo studente sudcoreano di 23 anni che l'altroieri ha fatto una strage all'interno del Virginia Tech Institute prima di togliersi a sua volta la vita con un colpo in testa - "Odio i ragazzi ricchi e dissoluti".
Al di là della follia del gesto e delle sue conseguenze più estreme, non riesco a togliermi dalla testa quelle due parole: odio e ricchi. Perché tante volte, è inutile nasconderlo, anche a noi Milleuristi capita di provare sentimenti di avversione verso chi riteniamo più fortunato (e non certo più capace o meritevole) di noi. E allora, alla luce di quello che è successo a Blacksburg, penso che sia più che mai indispensabile trasformare quest'avversione in uno stimolo positivo e propositivo a sforzarci di diventare sempre un po' migliori di quanto già non siamo per cercare di arrivare anche noi ad obiettivi - professionali ed economici - che ci permettano di non rovinarci il fegato guardando alle altrui ricchezze.
Non sempre è facile, me ne rendo conto, e forse può sembrare un discorso scontato o retorico, ma evitiamo che siano l'odio e l'eccesso di competizione, sul lavoro e nella vita, a muovere le nostre azioni: il rischio, purtroppo, è quello di non riuscire più non soltanto ad andare avanti, ma nemmeno a tornare indietro.
Claudio
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