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21 ottobre 2009

Demagogia a tempo indeterminato

Due giorni fa, il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha tuonato a sorpresa contro l'attuale configurazione del Mercato del Lavoro in Italia difendendo il valore del «Posto Fisso» rispetto ai rischi e agli spauracchi dell'«Incertezza». Scopertosi (insospettabilmente) sindacalista, Tremonti ha subito raccolto i più ampi consensi sia ai tradizionali tavoli di trattativa - uno su tutti, la CGIL - che agli occhi del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Non la pensano come lui, invece, né Renato Brunetta Confindustria né una certa parte della Sinistra. E noi con loro: non ha nessun senso, nel 2009 e dopo che da oltre 10 anni ci si lava la bocca con l'«importanza della flessibilità», continuare ancora a distinguere «Posto Fisso» da «Incertezza» come se:
a) «Incertezza» e «Flessibilità», sulla carta, fossero la stessa cosa (e non lo sono)
b) L'una condizione escludesse l'altra e non esistessero sfumature intermedie (un esempio su tutti, la «Flexicurity»)
c) Tutti i problemi che colpiscono il Mercato del Lavoro in Italia in questo momento iniziassero e finissero con la scelta tra «Posto Fisso» e «Incertezza».

Alla continuità tra Università e Lavoro, alla spendibilità dei titoli di studio, alla mancanza di meritocrazia e trasparenza nell'assegnazione dei posti disponibili, alla discontinuità temporale e formativa del proprio vissuto professionale, all'assenza di ammortizzatori sociali e all'impossibilità di esercitare la Libera Professione senza sottostare a vincoli medievali di casta e di Ordine chissà come mai, non ci pensa mai nessuno.
E' per questo che, indipendentemente da come uno la veda, si tratta soltanto di querelle del tutto fini a se stesse che servono soltanto ad allargare un consenso (nazional)popolare impugnando un paio di frasette demagogiche da titolo in prima pagina - cosa che, infatti, puntualmente accade - senza la minima volontà di far cambiare le cose, né in un senso né nell'altro.

Sarebbe forse più opportuno istituire un sistema che permetta a chiunque di sviluppare la propria "carriera" nel migliore dei modi, secondo le proprie competenze e le proprie aspirazioni, annullando le barriere economiche e politiche tra lavoratori di Serie A (quelli del «Posto Fisso») e lavoratori di Serie B (quelli dell'«Incertezza»).
E non è che ci voglia molto: basterebbe leggere questo post e ragionarci sopra 10 minuti...

Claudio

8 Comments:

Anonymous Antonio Ruda said...

L'aspetto triste della vicenda è che le nuove generazioni sono sottoposte a "un fuoco amico" da parte del governo, i sindacati e l'opposizione. Tutti mostrano le verdi praterie del (futuro ed eventuale) posto fisso, nessuno si preoccupa del qui ed ora della mancanza di servizi per l'impiego, con un sistema formativo per incrementare l'occupabilità e con adeguati ammortizzatori sociali. Troppo comodo.

20:52

 
Blogger Unknown said...

Bene la legge del caffè.Ma essa implica un riequilibro del costo del lavoro a favore del lavoro flessibile, ma qui sta la ragione dell'opposizione dei sindacati; mantenere aperta la dinamica degli incrementi salariali contrattuali nazionali, dopo che per anni non ci si è accorto della perdita del potere d'acquisto dei salari e dopo che la contrattazione della produttività è stata relegata e subordinata ai vincoli della contrattazione nazionale. Il mondo del lavoro è diviso e la solidarietà è venuta meno.

20:50

 
Anonymous Anonimo said...

Più che pensare al nostro futuro non sarà che si sono accorti che con la diminuzione crescente di posti fissi e delle retribuzioni l'erario incassa molti meno soldi?

I lavoratori dipendenti sono gli unici soggetti che non possono evadere e sui quali grava il famoso cuneo fiscale per le imprese.

Dall'altra parte ci sono i precari senza futuro e per cui le imprese oltre allo stipendio netto versano una cicca di contributi.

Se fossimo un'azienda cosa sceglieremmo dando per scontato che il nostro interesse è solo il lucro?

15:40

 
Blogger Giulietta said...

Sono entrata a far parte del gruppo da quasi un anno, subito dopo la laurea in ingegneria. Ho vissuto a Roma, in un abbaino, con un contratto IV Livello metalmeccanico da 1000 euro e tante speranze. Ho ancora 25 anni e mi dico: Le cose cominceranno a migliorare. Sarà vero?

12:01

 
Anonymous Anonimo said...

La soluzione alla crisi?
posti di lavoro piu' certi = maggior propensione al consumo = maggior mercato = migliore economia= fine della crisi!

19:21

 
Anonymous Anonimo said...

@ Giulietta: scusa la franchezza: NO! non migliora!

35 Anni Economia e Commercio MBA (... a Milano) € 1100 netto

Ho amici ingegneri gestionali e meccanici a casa o in cassa integrazione!

Attenzione hai un punto a tuo favore: 25 anni! prendi un aereo e abbandona l'Italia! Cancellala dal mappamondo che è meglio!

20:46

 
Anonymous Anonimo said...

E bravo Rimassa!

18:58

 
Anonymous Anonimo said...

Chi ha voluto la crisi? Gli industriali e gli imprenditori in generale. E la politica che è andata loro dietro con lauti compensi (tangenti). Ma si sa che in parlamento e al governo siedono moltissimi impenditori berlusconi in primis.
Va bene fare formazione professionale per nuovi mestieri, ma perchè si tace che la formazione è sempre a pagamento e a costi esorbitanti per un disoccupato, cioè da 2500 euro in su? Per un disoccupato dovrebbe essere gratuita, o sbaglio? Dove li prende un disoccupato tutti quei soldi, va a rubare?

19:07

 

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