Il blog della prima Community dei "Milleuristi & (S)Contenti"

22 febbraio 2008

L'attacco dei cloni

In questi giorni, con la settimana della Moda, Milano è tornata a risplendere di lustrini e paillettes da quella "capitale del Glamour" che si vanta di essere per tutto il resto dell'anno.
Avendo assistito ad alcune (noiosissime) sfilate come 'accompagnatore' di una mia amica giornalista, ed essendo tutt'altro che un 'addetto ai lavori', mi sono spesso guardato intorno con l'occhio non di chi cerca di carpire le tendenze che detteranno lo stile dei prossimi anni, ma di chi cerca di conoscere un mondo che gli si apre davanti per la prima volta.
E le cose che mi hanno più colpito sono state due...
Innanzitutto, il fatto che nella fiumana di professionisti che lavorano in un atelier o in una maison ce ne sono a decine con contratti di stage o a progetto per i quali la Moda non è propriamente quel Paradiso fiscale che può sembrare da fuori - è solo che sono molto, molto ricchi i pochi ricchi, ma tutti gli altri viaggiano a 1300 euro al mese -.
Il secondo è che, a parità di posizione, tutti si comportano nello stesso modo, come se indossassero una 'divisa virtuale' di protocolli omologati. Tanto che alla fine si riconosce a occhio chi fa il buyer, chi fa l'ufficio stampa, chi fa il designer, chi fa il merchandiser, chi fa il giornalista e così via...

In effetti, tornando a casa ho fatto un rapido inventario dei dipendenti della MRW, e lo stesso teorema vale per i nostri consulenti, per i nostri manager, per i nostri analisti etc. etc., e mi è tornato in mente che quando sono entrato in azienda, dopo aver superato il colloquio di selezione, il primo insegnamento che ho ricevuto è stato proprio un'infarinatura di "regole di recitazione per account": vestiti così, atteggiati così, con i clienti usa questo tono di voce, se ci sono dei problemi non guardare mai in basso bla bla bla bla.
Non ci avevo mai pensato, ma siamo così abituati a credere che soltanto gli impiegati di Banca o delle Poste siano dei piccoli robot clonati l'uno con l'altro, che alla fine non ci accorgiamo che anche noi, in fondo, ci muoviamo per schemi predefiniti e riti convenzionali.
E' così difficile, insomma, "riuscire a rimanere se stessi" occupando un qualsiasi posto di lavoro, o ci sono ancora posizioni che lasciano a chi le occupa la propria libertà espressiva?

Claudio

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Libertà espressiva?
Non credo che esista tranne che per gli eccentrici!
Tutti noi ci omologhiamo all'ambiente circostante tanto a lavoro che fuori.
Normalmente l'eccentricità è permessa solo alle persone ricche e famose gli altri son considerati matti o alla meno peggio idioti!

20:04

 
Anonymous Anonimo said...

Già omologandoti nel mondo del lavoro, è difficile sopravvivere, figuriamoci se siamo ...cani sciolti!

21:55

 
Anonymous Anonimo said...

vabbé, sono passati più di trent'anni (!!!) da quando Guccini ne "L'avvelenata" cantava: "Compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco". Cosa c'entra? C'entra, c'entra...

07:49

 

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