Il blog della prima Community dei "Milleuristi & (S)Contenti"

26 settembre 2007

Quelli che Malpensano

Ci mancava giusto soltanto il "Record Italiano di Precariato" per mettere definitivamente la ciliegina sulla torta a tutta quanta questa interminabile farsa sul mondo del Lavoro nel nostro Paese...
La notizia, riportata anche in homepage dal Corriere.it, segnala:

IL RECORDMAN DEI PRECARI - 27 CONTRATTI IN 5 ANNI
La storia di un addetto ai bagagli che opera a Malpensa
«Adesso basta, vado dal giudice per avere il posto fisso»

Sì, avete letto bene: 27 contratti (8 più 19 proroghe, si legge nell'articolo) in 5 anni! In media, uno ogni 2 mesi e mezzo. Un caso limite, certo, aggravato dal fatto che si tratta di una persona di 53 anni che per due volte si è visto privato del posto fisso per "ristrutturazioni" e "delocalizzazioni" delle aziende in cui lavorava prima di approdare all'Ata, una delle società di handling - il carico e scarico dei bagagli - che operano all'aeroporto di Milano Malpensa.
Anche questa è Milano, insomma, alla faccia dell'Eldorado che viene quotidianamente venduto ai media. E anche questo (anzi: soprattutto questo) è il Precariato, di cui mi piacerebbe sapere cosa sanno, dopo quasi un anno e mezzo di Governo, coloro che avevano promesso, giurato e spergiurato di intervenire all'indomani delle elezioni per impedire il proliferare di situazioni analoghe...
Perché si potrebbe quasi fare la conta semplicemente guardandosi un po' intorno: quanti di noi sono messi nella stessa identica situazione e rischiano, se non proprio di batterlo, quantomeno di avvicinarsi a questo ignobile record?

E allora chi sarebbero, secondo i nostri beneamati politici, "quelli che Malpensano"?

Rossella

20 settembre 2007

(Di)Mission: Impossible

Oggi ho assistito involontariamente a un'altra tipica scena madre di quelle da "ambiente di lavoro Made in Italy"...
Un PM della casa discografica per cui lavoro, assunto come consulente in co.co.pro. a partita Iva, si è presentato dal responsabile delle risorse umane (che ha l'ufficio esattamente davanti al mio) intenzionato a dare le dimissioni a decorrere dalla fine di questo mese. Al di là di tutto il collaudato campionario di ricatti morali che gli sono immediatamente piovuti addosso di default - non dimentichiamoci che se un lavoratore precario decide di risolvere un contratto perché ha trovato un posto migliore, perché non intende continuare a farsi sfruttare o per 1000 altri legittimi motivi, agli occhi di una azienda è sempre un «cialtrone morto di fame che si permette di sputare nel piatto dove mangia e lascia tutti nella merda» -, la cosa che mi ha lasciato senza parole è stata che non hanno voluto accettarle a meno di non tagliargli l'intero ultimo mese di busta paga e di farsi restituire il bonus di 200 euro che gli era stato liquidato per il raggiungimento di un obiettivo prefissato.
Naturalmente, con la postilla «Se non ti sta bene rivolgiti pure a un avvocato, sempre che tu abbia i soldi per pagarlo...».

Immagino che di episodi come questo sia piena la 'mitologia' di tutte le aziende italiane, o quantomeno di quelle che - al contrario del mio collega - hanno i soldi per arruolare schiere di avvocati in doppiopetto pronti ad essere sguinzagliati al primo vagito dei lavoratori, soprattutto parasubordinati. Sinceramente non so cosa pensare: in casi simili bisogna puntare i piedi per far rispettare le proprie esigenze e i propri diritti, oppure bisogna piegare la schiena e accettare qualsiasi forma di compromesso?

Matteo

17 settembre 2007

Somministratori di Lavoro

Dimenticatevi la parola "Interinale": adesso il lavoro trovato per Agenzia si chiama "Somministrato". In cosa consiste? Ce lo rivela una recente inchiesta di AltroConsumo:

Il funzionamento è abbastanza semplice: l’agenzia, denominata somministratore, recluta sul mercato mano d’opera e prestazioni professionali e le mette a disposizione dei suoi clienti (le aziende), i quali vengono chiamati utilizzatori proprio perché acquistano dall'agenzia il diritto a utilizzare, dirigere e controllare il lavoratore. Quest'ultimo, viene assunto e pagato dall’agenzia, che lo dirotta dall'utilizzatore, il quale quindi non è il suo datore di lavoro ma cliente dell’agenzia. Le assunzioni sono prevalentemente a tempo determinato e solo nei casi espressamente ammessi dalla legge si può essere assunti dall'agenzia a tempo indeterminato. La legge, però, stabilisce anche i casi in cui non è possibile da parte di aziende assumere lavoratori con un contratto di somministrazione:

- per sostituire dipendenti in sciopero;

- nelle aziende che nei precedenti sei mesi abbiano ridotto il personale, licenziando lavoratori con uguali mansioni, o abbiano fatto ricorso alla cassa integrazione (sono possibili deroghe concordate in sede sindacale);

- in aziende che non hanno fatto la valutazione dei rischi.

Di fatto il lavoro somministrato sostituisce quello interinale; rispetto al lavoro interinale la legge sul lavoro somministrato concede alcuni vantaggi alle aziende: è sufficiente infatti che uno dichiari una necessità legata a una "ragione di carattere oggettivo" per poter beneficiare di lavoratori a prestito senza limite sul loro utilizzo, anche solo per svolgere l'ordinaria attività.

Il dato interessante dell'inchiesta, naturalmente, è rappresentato comunque dai risultati: su 15 agenzie di "somministrazione di lavoro" dislocate in 6 capoluoghi italiani (Roma, Milano, Torino, Bari, Bologna e Napoli) emerge un quadro complessivo della realtà ben diverso, ovviamente, da quello sbandierato attraverso slogan e pubblicità. Non solo: la penalizzazione principale che colpisce il lavoratore "somministrato" riguarda proprio la retribuzione:

Nelle buste paga dei lavoratori temporanei possono mancare cifre che oscillano dai 40 agli 80 euro mensili. Le differenze più frequenti riguardano il calcolo dei ratei di ferie, rol (ore di recupero), festività soppresse, tredicesima e quattordicesima e festività cadenti durante la settimana lavorativa, che in diversi casi non vengono considerate come 8 ore.

Insomma: leggete anche voi tutta l'inchiesta e traete le vostre conclusioni.
La mia sensazione è che stia davvero diluviando sul bagnato...

Alessio

06 settembre 2007

Stronzbusters

Lo ammetto: per me leggere un libro è un po' come per un gatto entrare all'Aquafan. Infatti non mi ricordo quand'è stato che ho letto l'ultimo e men che meno mi ricordo che libro era...
Poi oggi pomeriggio sono andato alla Fnac e ho avuto l'illuminazione: il mio libro ideale era lì, all'ingresso, esposto in bella vista tra le nuove uscite, che sembrava quasi chiamarmi per nome e sussurrarmi «Comprami» meglio di Viola Valentino...
Si intitola "Il Metodo Antistronzi - Come creare un ambiente di lavoro più civile e produttivo o sopravvivere se il tuo non lo è" e l'autore è Robert I.Sutton, docente di Scienza dell'Ingegneria Gestionale all'Università di Stanford. Sulle prime sospettavo che si trattasse della solita americanata pseudomotivazionale di quelle che ti fanno credere che puoi risolvere tutti i tuoi problemi facendo un respiro, accendendo una candela e affiliandoti a qualche setta di improbabili santoni che ti risucchiano anima e portafoglio, invece mi sono dovuto ricredere: è un prontuario ironico e brillante sulle migliori tecniche per contrastare e combattere tutti gli "stronzi" - capi e colleghi - che popolano il proprio ambiente di lavoro. E mai come in questo momento, essendo stato depennato il Mobbing dai reati penali, la sottile soddisfazione di farsi giustizia da soli e prendersi la meritata rivincita su chi calpesta e infanga la dignità e la produttività di un lavoratore assume un sapore ancora più dolce.

Intendiamoci: non è la soluzione a tutte le dinamiche di sfruttamento, umiliazione e/o mortificazione che molti di noi conoscono fin troppo bene, però suggerisce alcune tecniche interessanti per provare a ribaltare la prospettiva e ad impugnare il coltello dalla parte del manico. Perciò, se avete avuto a che fare con uno "stronzo" che soddisfa in toto o in parte il seguente dodecalogo di misfatti:
  • Insulti personali
  • Invasione del proprio territorio
  • Contatto fisico non richiesto
  • Minacce e intimidazioni, sia verbali che non
  • Battute sarcastiche e prese in giro usate come scorciatoie per l'insulto
  • Email violente e distruttive
  • Attacchi allo status con l'intento di umiliare
  • Mortificazione pubblica o riti di degradazione sociale
  • Interruzioni sgarbate
  • Attacchi ipocriti
  • Occhiatacce
  • Trattare qualcuno come se fosse invisibile
ebbene, sappiate che il Bignami del "perfetto antistronzo" finalmente esiste.
Per saperne di più, potete anche dare un'occhiata al Sito Ufficiale (corredato di relativo Blog), dopodiché non vi resta che armare i vostri cannoni - di un po' di pazienza e qualche piccola astuzia - e colpire senza pietà...
Chi è causa del suo male, pianga se stesso!

Matteo

04 settembre 2007

Nel nome del "Vaffa"

Ci siamo quasi: ancora pochi giorni e a Bologna (e in molte altre città d'Italia) si svolgerà il tanto atteso V-Day, ideato e organizzato da Beppe Grillo per manifestare contro le impunità, la stratificazione delle legislature e l'assenza di elezione diretta del nostro Parlamento.
L'8 settembre sarà, dunque, una data importante per "farsi vedere" e "farsi sentire", così come lo sarà, nelle intenzioni, il 20 ottobre per quanti vogliono opporsi al protocollo sul Welfare proposto dal Governo.
Forse.
Perché ho ancora negli occhi la Manifestazione Nazionale dei Precari lo scorso 4 novembre a Roma: 200mila partecipanti (più diversi esponenti dello stesso Governo, un po' come potrebbe succedere il prossimo 20 ottobre), tantissimo entusiasmo, prime pagine sui giornali e servizi-fiume nei telegiornali per che cosa? Per ritrovarci, oggi, un anno dopo, a reclamare le stesse identiche garanzie, a rivendicare gli stessi identici diritti, a giocarci la carta del "Ritenta! Sarai più fortunato!" un po' come succede nei giochi a quiz e nel gratta&vinci.

Al che mi domando: ha ancora senso la manifestazione di piazza in un Paese come l'Italia dove "non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere" e "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire"?
Scendere per la strada a gridare il proprio «Vaffanculo!» è l'arma di Davide contro Golia o di Don Chisciotte contro i Mulini a Vento?
Eventualmente, quali altre alternative esistono o si potrebbero escogitare?
E' un ragionamento su cui sto cercando di farmi un'idea più precisa ormai da molto tempo e che, ovviamente, muove dalla presa di coscienza che in Italia è sufficiente una persona in Parlamento per fermarne 200mila in piazza...
Voi come la pensate?

Claudio

03 settembre 2007

Mobbing e buoi dei paesi tuoi

Diciamo che il ritorno alla "normalità" (ovviamente tra tutte le debite virgolette del caso) non poteva essere più brutale: da una parte, dopo oltre un anno, finalmente si comincia a parlare di Welfare in termini "propositivi" (anche qui tra tutte le debite virgolette del caso) e subito scoppia la rissa all'interno del Governo con le consuete minacce di dimissioni e di ritiro della fiducia; dall'altra, la Cassazione stabilisce che il Mobbing NON è un reato e anzi, neppure le singole offese e/o umiliazioni subìte sul posto di lavoro, se non prolungate e continuative, possono considerarsi in alcun modo lesive della propria dignità e della propria posizione.
Come a dire: finché non si viene presi a sprangate sui denti un giorno sì e l'altro pure, al massimo si può intentare una causa civile chiedendo un "risarcimento del danno".

A me sembra che le ripercussioni che una simile delibera può avere sul trattamento riservato ai lavoratori - in particolare quelli precari, per loro stessa natura più esposti e più vulnerabili a "mobbizzazioni" eventuali e varie - da parte di colleghi e superiori siano drammatiche, e che le nostre Istituzioni avrebbero dovuto prendere immediatamente seri provvedimenti per affrontare la questione dal punto di vista politico. Invece, tanto per cambiare, niente.
Si legge su L'Unità: "L'Italia è il fanalino di coda in Europa nella lotta al mobbing. «È l'unico Paese europeo che non ha una legge sul mobbing e che dunque non lo prevede come reato», denuncia Fabio Massimo Gallo, presidente della prima sezione lavoro del tribunale di Roma, ed esperto della materia, a cui ha dedicato relazioni e saggi. «Eppure, c'è una delibera del Consiglio d'Europa del 2000 che vincola tutti i Paesi a dotarsi di una normativa antimobbing».
È possibile che il governo vari una legge specifica sul mobbing, anche se il tema non è stato ancora affrontato, afferma il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, alla Festa dell'Udeur, che ha commentato così l'ultima sentenza della Cassazione. «Noi naturalmente - ha aggiunto Damiano - siamo rispettosi delle sentenze ed esamineremo con attenzione il dispositivo». Anche se il problema di una legge del governo sul mobbing «non è stato ancora affrontato - ha concluso il ministro - io non escludo niente. È possibile che la faremo»".
Se il buongiorno si vede dal mattino...

Rossella