Un paese in piazza
Quello che sta succedendo in questo momento in Italia è quantomeno bizzarro, per usare un eufemismo. Tutti sono scontenti del Governo attuale - e in particolare della sua Manovra Finanziaria - e tutti minacciano di scendere in piazza (o lo hanno già fatto). Che io mi ricordi, non è mai successo prima, e per un Paese secolarmente e tradizionalmente anestetizzato come il nostro già il solo fermento di una piccola 'rivoluzione' un significato ce l'ha.
Tutti sono scontenti: addirittura anche chi del Governo attuale fa parte, chi lo ha votato, chi da 4 mesi - come noi Milleuristi - si sforza di illudersi che "bisogna dargli tempo" nonostante ci siano problemi che andavano risolti ieri e non rimandati a tra 5 anni.
Minacciano di scendere in piazza (o lo hanno già fatto) i ricchi, i poveri, i finti ricchi, i finti poveri, le vittime e i carnefici: tutti indistintamente.
Lasciamo perdere i soliti paragoni con la Francia e con il fatto che a quest'ora loro avrebbero messo di nuovo sottosopra le città a suon di molotov e sassaiole - con lo stesso spirito di chi sgancia bombe in Medio Oriente: ci sono situazioni in cui non è detto che il fine giustifichi necessariamente i mezzi -. Ma mi chiedo: dobbiamo definitivamente mettere una croce sopra a tutti i nostri buoni (e talvolta ingenui) propositi di cambiamento, visto l'andazzo? Gli elettori hanno sempre ragione tranne quando si lamentano?